Lo scorso 28 Febbraio 2019 si è tenuto a Pedoulas, un villaggio immerso nei Monti Troödos in provincia di Nicosia, Cipro, il corso di formazione all’interno del programma Erasmus+ “One Last Chance: Eris Apple for Conflict Resolution”, soggetto promotore l’organizzazione cipriota PlanBe, Plan it Be it di cui la nostra organizzazione Janelas è stata partner
Il progetto ha visto la partecipazione di 26 giovani provenienti da: Italia, Francia, Spagna, Polonia, Ucraina, Austria, Norvegia, Portogallo, Giordania, Turchia e Cipro.
La scelta della location non è stata casuale: Nicosia è l’unica città europea ad essere divisa e occupata; è stato dunque il luogo più adatto per poter svolgere attività di gestione e risoluzione dei conflitti. Il corso di formazione mirava a fornire ai partecipanti strumenti pratici, metodi e diversi approcci in materia, aumentando la consapevolezza in relazione alle diverse tipologie di conflitto e alle modalità di trasformazione dello stesso, favorendo l’empatia e la tolleranza.
Nel corso del training, conclusosi il 6 Marzo, sono state numerose le attività organizzate dai trainers che, hanno permesso al gruppo di avvicinarsi gradualmente al tema principe del progetto, riuscendo così a coglierne gli aspetti meno evidenti, talvolta sottovalutati. Si è dapprima riflettuto sul significato che il termine “conflitto” avesse per ciascun partecipante, per poi iniziare a lavorare tutti insieme alla “Mission Impossible” la quale ha permesso al gruppo di unirsi fin da subito.
Il giorno seguente, la “Mission Z” ha catapultato i presenti in una reale situazione di conflitto. I partecipanti, divisi in 5 gruppi, avevano ciascuno una missione da portare a termine, ma nella pianificazione della strategia occorreva prestare attenzione alle altre forze in campo, così da non arrecare danno agli altri… Questo workshop ha dato modo ai gruppi di indagare sulle posizioni rispettivamente prese durante la simulazione, soffermandosi sul fatto che alle volte pensiamo in un determinato modo ma quando è il momento di agire, ci ritroviamo a prendere decisioni che mai avremmo pensato di adoperare. Quello che poteva sembrare un gioco, si è rivelato un’importante occasione di riflessione per tutti.
I trainers hanno poi proposto al gruppo diverse metodologie di analisi del conflitto, le quali permettono di far chiarezza non solo sulla situazione nella quale ci si trova, ma anche sugli interessi e sui bisogni che possono scatenare eventi conflittuali.
Ai partecipanti è stata poi proposta la metodologia del Forum Theater per la trasformazione dei conflitti. Il teatro si è rivelato uno prezioso strumento: non solo dà modo agli attori di potersi esprimere liberamente, ma permette di essere al tempo stesso attore e spettatore, osservando dall’esterno come un’altra persona potrebbe agire, talvolta ribaltando positivamente la situazione di partenza ed evitando così l’emergere del conflitto.
Se durante i primi giorni si è quindi lavorato sui conflitti e sulle modalità di gestione e trasformazione degli stessi, le ultime attività sono state incentrate sulla comunicazione non violenta e l’empatia. I workshops finali hanno dato modo ad ogni partecipante di entrare in contatto con la propria parte emozionale, osservandola, senza giudizio. Si è poi lavorato sull’essere presenti a sé stessi nel qui e ora e sul rapporto con l’altro che in qualche modo rispecchia una parte di noi di cui ancora, spesso, non abbiamo consapevolezza.
L’ultima attività ha visto i partecipanti riprendere in mano il pezzo di carta utilizzato il primo giorno per rappresentare la parola “conflitto”. A fine progetto, trascorsi i sei giorni, ciascuno ha avuto la possibilità di modificare quel disegno, a seconda del percorso fatto durante la settimana. E’ stato meraviglioso osservare come, nessuno dei presenti era la stessa persona del primo giorno: gli stessi pezzi di carta sono stati modellati, assumendo talvolta forme diverse, di una lanterna, di una farfalla…
La visita studio di un’intera giornata a Nicosia, ha permesso di conoscere da vicino la storia del Paese e la situazione perdurante di conflitto dovuta all’occupazione. Si è indagato così sulla relazione tra pace e potere. I partecipanti hanno avuto modo di esplorare la città ed apprezzarne la bellezza nel suo essere al tempo stesso divisa a metà ed inclusiva di ogni diversità.
Il corso di formazione si è concluso con la pianificazione delle attività di follow-up. Ciascun Paese partecipante ha manifestato la propria volontà ad impegnarsi nell’organizzazione di workshops nella propria città per dare un seguito al lavoro svolto durante il training, potendo cosi coinvolgere le varie comunità locali nella promozione della partecipazione attiva.
Queste opportunità di scambio sono sempre un’occasione preziosa non solo per conoscere nuove persone, esplorare nuovi luoghi e approfondire la conoscenza di temi interessanti; sono soprattutto un momento per conoscersi meglio, osservando e andando oltre i propri limiti. Il vero cambiamento ha inizio in noi stessi.
Grazie a One Last Chance, si è imparato che nel rapporto con il prossimo, l’empatia è la chiave che apre ogni porta.
Eleonora Cambedda e Simona Solinas
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